La certificazione energetica degli edifici, perseguita dalla Comunità Europea, è alle porte.
L’evento è importante in quanto potrebbe scompaginare le logiche del mercato immobiliare.
Per questa ragione tutti, forse troppi, vorrebbero avere un ruolo, per le più svariate ragioni: per difendere degli interessi, veri o presunti, per doveri istituzionali, per protagonismo, o semplicemente per mettere a disposizione la propria esperienza nei settori correlati.
Questo interesse generalizzato richiede un deciso potere di coordinamento, per evitare che un evento della cui utilità ormai nessuno dubita, venga attuato in modo disordinato e tale da generare costi non compensati da congrui ritorni in termini di risparmio economico ed energetico.
La molteplicità dei “tavoli” sui quali si sono sviluppate le discussioni e la mancanza di un loro coordinamento hanno fatto sì che su alcuni elementi critici emergessero convinzioni e soluzioni diverse anche su punti che richiedono invece, per loro natura, una definizione uniforme su tutto il territorio nazionale e, possibilmente, in tutta Europa, come negli intenti della Comunità Europea.
Infatti, nonostante la Comunità Europea, si sia adoperata per un’applicazione uniforme della certificazione energetica in Europa, alcune Regioni Italiane hanno commissionato ad esperti o ad istituti universitari, sempre a spese dei cittadini, lo studio di un proprio schema di certificazione senza sapere, o pur sapendo, che gli esperti di 25 paesi europei avevano già discusso ed adottato uno schema europeo armonizzato. La conseguenza è il proliferare di schemi di classificazione diversi.
E’ invece fondamentale che la classificazione energetica degli edifici (per ora applicabile al solo servizio di riscaldamento) sia effettuata con modalità comuni su tutto il territorio nazionale.
Se ogni Regione o addirittura ogni Provincia istituirà un proprio metro di misura, ai cittadini sarà sottratta ogni possibilità di valutare e di confrontare le prestazioni termiche degli edifici.
Prima di individuare metodi alternativi di classificazione converrebbe conoscere quello proposto dalla normativa europea armonizzata, che attua al meglio le richieste della direttiva e che è facilmente adattabile alla situazione italiana.
01/ 07
Forum ...
Il grande problema è costituito dal fatto che il Certificato energetico viene prodotto in ultima istanza dopo che l'immobile di fatto è già stato venduto oppure affittato e manca solo più la parte burocratica (rogito notarile o firma del contratto d'affitto). In questo modo viene ANNULLATA la funzione della certificazione energetica che è quella di ORIENTARE IL MERCATO immobiliare verso edifici con elevate prestazioni energetiche!!
CERTIFICAZIONE ENERGETICA - APPELLO DELLE CATEGORIE INTERESSATE ALLE REGIONI PER UNA APPLICAZIONE UNIFORME SUL TERRITORIO NAZIONALE
Le principali categorie interessate ed in particolare gli Ingegneri ed i Periti Industriali, hanno fatto appello al Ministero dello Sviluppo Economico ed alle Regioni affinché il primo svolga con più decisione il ruolo di coordinamento che la legge gli assegna e le seconde usino con ragionevolezza il loro potere per una applicazione uniforme della Certificazione Energetica degli Edifici sul territorio nazionale.
Nessuno vuole negare la possibilità e l’opportunità che ogni regione possa adottare le politiche energetiche più appropriate per la specificità del proprio territorio, ma questo potere e questa discrezionalità non possono riguardare anche le unità di misura e di classificazione, necessarie per un corretto confronto delle prestazioni, e le modalità di trattamento dei cittadini che devono essere eque ed uniformi su tutto il territorio nazionale.
I contenuti del D.Lgs. 192/05, come modificati dal D.Lgs. 311/06, e quelli del Decreto Attuativo ai sensi dell’art. 4, comma 1, lettere a) e c), che contiene le linee guida sulla certificazione energetica predisposte dal Ministero dello Sviluppo Economico grazie anche all’apporto di idee delle regioni, recepiscono con precisione ed equilibrio tutti i principi fondamentali della Direttiva 2002/91/ CE. Non vi è quindi ragione alcuna di apportarvi modifiche, che potrebbero costituire solo inutili complicazioni.
Le principali categorie interessate alla certificazione energetica considerano quindi particolarmente virtuose le regioni che si atterranno al D.Lgs. 192/05 ed ai relativi decreti attuativi, senza fantasiose ed ingiustificate differenziazioni, almeno per quanto riguarda le modalità di espressione dei limiti del fabbisogno energetico, della scala di classificazione energetica degli edifici, le modalità di calcolo della prestazione energetica e le modalità ed i requisiti di accreditamento dei professionisti certificatori.
Nel caso sussistano eventuali e giustificate esigenze di apportare qualche variazione, questa dovrebbe essere riferita ai contenuti del D.Lgs. 192/05, utilizzando approssimativamente la formulazione: “…si applica il D.Lgs. 192/05, come modificato dal D.Lgs. 311/06, ad eccezione dei seguenti punti...”; e nel caso si volessero rendere più severi i limiti della prestazione energetica si potrebbe usare la formulazione “...i limiti della prestazione energetica di cui alle tabelle dell’Allegato C al D.Lgs. 192/05, ecc., sono ridotti del XX%“, senza modificare quindi le modalità di espressione dei limiti, in funzione dei Gradi Giorno e del rapporto S/V.
Comportamenti diversi, quali quello di ricopiare in parte il D.Lgs. 192/05, con parti o definizioni identiche ed altre variate, generano notevoli difficoltà agli addetti ai lavori, che devono confrontare i documenti parola per parola ed effettuare verifiche diverse da quelle richieste in sede nazionale e diverse per ogni regione.
Quanto sopra costituirebbe un gravissimo ostacolo al libero scambio dei servizi ed un notevole aggravio dei costi di progettazione; sarebbe inoltre passibile di provocare gravi ritardi nella produzione degli elaborati, in attesa che le “software houses” del ramo producano codici “ad hoc”, di costo elevato in quanto vendibili ognuno ai soli utenti di quella regione.
Non costituisce peraltro una soluzione il fatto che la regione interessata possa rendere disponibili fogli di calcolo semplificati in quanto essi richiedono comunque una ripetizione dell’input dei dati con aumento dei costi e delle possibilità di errore.
Risulta particolarmente evidente il contrasto fra le pur legittime preoccupazioni per i costi della certificazione energetica e della progettazione e la noncuranza con cui si producono costi ingiustificati per operazioni assolutamente inutili.
Va ribadito che i costi più rilevanti sono quelli causati dallo spreco energetico conseguente al pressappochismo ed alla mancata progettazione, che non devono essere ulteriormente aggravati anche dai costi della burocrazia.
La diagnosi energetica e la progettazione accurata ed esperta sono invece alla base del risparmio energetico. I suoi costi sono insignificanti se confrontati con i benefici.
06/07 - Franco Soma