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ANALISI IN FREQUENZA
Rumore: come dice la parola stessa, è un segnale casuale non deterministico assolutamente irriproducibile uguale a se stesso. In un suono reale sono sempre mescolate un certo numero di sinusoidi discrete con opportune ampiezze, frequenze, fasi e una base “indistinta” di rumore a spettro ampio o banda larga che è costituito da una successione completamente casuale di valori. A noi interessa analizzare il suono a frequenze diverse, quindi partire da una rappresentazione di un segnale nel dominio del tempo (la forma d’onda) ed arrivare a definire “lo spettro” . Esso è una rappresentazione grafica su piano cartesiano con in ascissa la frequenza ed in ordinata una grandezza rappresentativa dell’ampiezza del suono (ad esempio la pressione) espressa in dB. Il concetto di spettro deriva dall’ottica, scienza molto simile all’acustica, dove, data una luce, si cerca di scomporla nelle sue componenti cromatiche che sono onde a diversa frequenza e lunghezza d’onda. Un tono, come ad esempio una sinusoide a frequenza 1 kHz, viene rappresentato nello spettro con una singola riga alla frequenza di 1 kHz (vedi fig. 1). Fig.1
Tono a 1 kHz Ricordiamo che LP corrisponde alla pressione RMS del suono considerato. In generale lo spettro di un segnale non è formato da una singola riga ad una particolare frequenza. Se il suono ha delle armoniche, come è tipico per gli strumenti musicali, avremo oltre alla riga fondamentale delle componenti ad altre frequenze multiple come, ad esempio, a 2000 Hz, 3000 Hz, 4000… (vedi fig. 2) Fig.2
Armoniche di un suono Questo è definito suono armonico complesso, ed è comunque periodico con periodo che coincide con quello della fondamentale; nel caso visto in fig. 2 il segnale nel tempo potrebbe essere del tipo in fig. 3. Fig.3
Suono armonico complesso Anche questo è un caso particolare; in generale possiamo avere segnale armonico complesso aperiodico nel quale, pur rimanendo costanti le ampiezze delle armoniche, variano le fasi, deformando la forma d’onda: in questo caso ho che lo spettro rimane invariato, ma nella rappresentazione del suono nel dominio del tempo non riesco più a distinguere una parte che si ripete. Esiste anche il suono disarmonico o inarmonico nel quale ci sono componenti a frequenze che non sono multiple della fondamentale, dove possiamo avere anche “subarmoniche”, cioè componenti a frequenze minori della fondamentale. Tutti questi tipi di suoni hanno rappresentazioni a righe isolate. Passiamo ora ad un’analisi più specifica del rumore: come già detto è un segnale in banda larga ovvero dato qualunque intervallo Df sull’asse delle frequenze da f1 a f2, come in fig. 4, se vado a vedere l’energia che comprende questa finestra scopro che, in generale, non sarà nulla perché un segnale in banda larga ha sempre energia su tutto lo spettro. Fig.
4 Segnale in banda larga Questa energia è continua quindi: (1) dove Df è il campo di frequenze ed E è l’energia contenuta. Dato che questo limite è finito significa che c’è energia infinitamente densa su tutto lo spettro. Se vado allora ad analizzare il rumore con una serie di filtri che hanno tutti lo stesso campo di frequenze troverò uno spettro del tipo in fig. 5. Fig.5
Spettro di un rumore analizzato da una serie di filtri Se, ad esempio, Df=100 Hz e vado a vedere l’energia che ho in ogni intervallo, allora faccio “un’analisi per bande”. Quando ho un suono complesso che ha una componente di rumore non trascurabile non posso sapere dove ho energia e quindi mi serve un banco di filtri che mi copra tutto lo spettro del segnale. Lo schema del dispositivo sarà quello di fig. 6. Fig.6
Schema dispositivo banco di filtri Ogni filtro è un circuito elettrico che lascia passare solamente un intervallo di frequenze prestabilite e che isola una parte ben precisa dello spettro. All’uscita del filtro metto un rivelatore RMS che mi calcola il valore medio efficace del segnale. Esistono fondamentalmente due tipi di spettri per bande: ·
Spettro a bande
costanti ·
Spettro a bande
ad ampiezza percentuale costante Il primo è del tipo che abbiamo appena visto, in cui ogni filtro ha un’apertura in frequenza (intesa come numero di Hertz) che è costante su tutto lo spettro. Se Df=100 Hz (esempio sopra) per coprire lo spettro 20 Hz ¸ 20 kHz mi servono 200 filtri. Il secondo è costituito da bande nelle quali è costante il rapporto tra l’ampiezza delle bande e la frequenza di centro banda. Il secondo tipo è quello più utilizzato per due motivi: 1) È la classica banda musicale: l’ottava. Essa è definita come un raddoppio in frequenza, quindi avere l’asse delle frequenze scalato per ottave significa avere un banco di filtri ad altezza percentuale costante per cui ogni banda successiva è larga il doppio della precedente; ad esempio, prendendo la banda d’ottava dei 1000 Hz quella dopo è quella dei 2000 Hz e cosi via… Oltre alle bande d’ottava si utilizzano bande a frazioni d’ottava dove la più usata è quella a terzi d’ottava. È la più comune perché l’ampiezza di una di queste bande è sostanzialmente uguale alla banda critica. (Ricordiamo che la frequenza critica per un segnale a 1000 Hz è 160 Hz che è uguale alla banda a terzi d’ottava centrata a 1000 Hz) 2) Un’analisi per bande ad ampiezza percentuale costante date da tre bande per ogni raddoppio di frequenza (bande a terzi d’ottava) corrisponde con buona approssimazione al sistema fisiologico umano per frequenze superiori a 600 Hz (frequenze medie ed alte). Per frequenze minori l’analisi per bande a terzi d’ottava non tiene conto della maggiore risoluzione del sistema uditivo umano. Per coprire l’intero campo delle frequenze udibili ci vogliono 10 filtri d’ottava, ciascuno dei quali ha una frequenza di centro banda doppia di quella del filtro precedente (vedi tabella1):
Tabella 1 Per fc10=16 kHz siamo già ben oltre la frequenza dei 20 kHz in quanto fc10 indica la frequenza di centro banda. Quando passo alle bande in terzi d’ottava mi serviranno, ovviamente, 30 filtri. Le frequenze di centro banda sono normalizzate dall’IEC (International Electrotechnical Commision),organismo internazionale che stabilisce le frequenze di centro banda, quelle dei fianchi dei filtri sia per l’analisi in ottave sia per quelle in terzi. In un grafico in funzione della frequenza un filtro passa - banda si può rappresentare con una zona in cui il guadagno è pressoché costante e pari a 0 db (banda efficace, Df) e con due zone, ai lati della prima, in cui il guadagno decresce fino a valori trascurabili (fig. 7). La banda efficace è compresa tra f1 e f2, che sono le frequenze di taglio, poste a metà energia rispetto alla banda passante; per definizione G(f1) = G(f2) = -3 db. fc è la frequenza di centro banda, tale che G(fc) = 0 db. Fig. 7 Risposta in frequenza
di un filtro passa - banda Bisogna notare che un filtro ideale dovrebbe avere la curva del guadagno fatta come un impulso rettangolare (in frequenza), ma finché il dispositivo è realizzato con componenti passivi i fronti di salita e di discesa non potranno mai essere verticali. Ad es., se un filtro ha f1 = 707 Hz e f2 = 1414 Hz qualsiasi suono al di fuori di questo intervallo di frequenze non dovrebbe passare, ma in realtà queste componenti, anche se attenuate, si ritrovano ugualmente in uscita. Consideriamo l’ottava dei 1000 Hz e quella dei 2000 Hz come in fig. 8: Fig. 8 Con un segnale che sta proprio alla frequenza di 1414 Hz con ampiezza 100 dB non vedrò all’uscita dell’analizzatore un picco, ma entrambe le bande segnare 97 dB (infatti sommandole con la regola dei dB, 97 dB + 97 dB = 100 dB). L’IEC specifica la pendenza dei fronti di salita, di discesa e l’ampiezza della banda passante per i filtri da usare. Un filtro che soddisfa queste regole si dice “a norma”, quando abbiamo un banco di filtri a norma possiamo fare un’analisi spettrale a norma. Utilizzando un analizzatore di spettro software come SpectraRTA scaricato dal sito internet http:\\www.soundtechnology.com è possibile analizzare in tempo reale lo spettro di un suono (RTA ® “Real Time Analyzer”). Si dice “in tempo reale” perché il programma mostra i valori in ingresso direttamente sullo schermo senza dover registrare il suono prima per poi elaborarlo. L’applicativo, tra le tante opzioni, offre la possibilità di fare un’analisi in ottava, terzi, sesti, noni dodicesimi d’ottava. Iniziamo con l’analisi in ottava di un segnale a 1414 Hz per verificare le considerazioni fatte prima. Fig. 9
Analisi di un tono a 1414 Hz in ottave Dalla
fig. 9 vediamo che entrambe le bande sono all’incirca allo stesso valore, la loro
somma mi dà il valore in dB del segnale di ingresso. In questo caso si nota che
l’analizzatore non riesce a distinguere se il suono è in una banda o in quella
vicina perché entrambe i filtri stanno lavorando. N.B.:
la dicitura in ordinata SLP indica “sound pressur level” ovvero il livello di
pressione sonora espressa in dB. Esaminando
lo stesso esempio in terzi d’ottava si vede (fig. 10). fig.
10 Analisi in terzi d’ottava I filtri usati dall’analizzatore software hanno fianchi molto ripidi perché sono implementati da un algoritmo di calcolo numerico (abbastanza potenti) e quindi la zona di incrocio è molto stretta. Un parametro molto importante nell’analisi in tempo reale è la costante di tempo; la media può essere fatta con una costante di tipo: · FAST: ha tempo di integrazione pari a 125 ms. e corrisponde, all’incirca, al tempo di integrazione del sistema uditivo umano (quello che si vede sul monitor corrisponde a quello che si sente) · SLOW: ha tempo di integrazione pari a 1 s. · FOREVER: ha tempo di integrazione infinito; il sistema continua a integrare i valori in ingresso. Per migliorare l’analisi si può inserire la curva di “ponderazione A” con la caratteristica di fig. 11: Fig. 11 Caratteristica
curva di ponderazione Dalle
seguenti figure, inoltre, si può notare la differenza tra uno spettro con curva
di ponderazione A (fig. 12) ed uno senza (fig13): Fig. 12 Spettro con curva “A” Fig. 13 Spettro senza curva
“A” Le
basse frequenze vengono completamente attenuate come pure quelle a 16 kHz e a
20 kHz. Il sistema riprodotto da SpectralRTA con banda in terzi d’ottava, con
costante FAST e curva di ponderazione A, corrisponde molto al sistema uditivo
umano. Non è detto, però, che questi settaggi siano ottimali per effettuare
misure spettrometriche. Spesso serve avere una maggiore risoluzione in
ferequenza come ad esempio in sesti d’ottava. In
Italia esiste una legge che stabilisce le modalità di misura acustiche. È il
DPCM del 16 Marzo 1998 del quale riportiamo i vari allegati: Soffermiamoci ora sul riconoscimento di componenti tonali (CT) di rumore in una misura (punto 10 – allegato B della normativa appena esposta): "Al fine di individuare la presenza di componenti tonali nel rumore, si effettua un’analisi spettrale per bande normalizzate di 1/3 di ottava. L’analisi deve essere svolta nell’intervallo di frequenza compreso tra 20 Hz e 20 kHz. Si considerano esclusivamente le componenti tonali aventi carattere stazionario nel tempo ed in frequenza. Se si utilizzano filtri sequenziali si determina il minimo di ciascuna banda con costante di tempo Fast. Se si utilizzano filtri paralleli, il livello dello spettro stazionario è evidenziato dal livello minimo in ciascuna banda." Il decreto richiede di
fare un’analisi spettrale per bande normalizzate di 1/3 di ottava, considerando
solo le componenti di carattere stazionario (in tempo e in frequenza). Si deve poi determinare il minimo di ogni
banda con costante di tempo FAST e realizzare il diagramma frequenza per
frequenza delle bande così normalizzate. Il decreto quindi
continua: "Si è in presenza di una componenti tonale
se il livello minimo di una banda supera i livelli minimi delle bande adiacenti
per almeno 5 dB" Può tuttavia sorgere
un problema: dato che i filtri di 1/3 di ottava hanno i fianchi non verticali
(Fig. 14), può avvenire una sovrapposizione di due bande, il che nasconde la
presenza della componenti tonali stesse, perché fa elevare allo stesso modo due
bande vicine. Fig. 14 - Grafico del filtro di 1/3 di ottava Il decreto a proposito
afferma che: "Per evidenziare componenti tonali che si
trovano alla frequenza di incrocio di due filtri ad 1/3 di ottava, possono
essere usati filtri con maggiore potere selettivo o frequenze di incrocio
alternative." Quindi si deve
effettuare un'ulteriore misurazione in 1/6 di ottava e poi riunire nei due
differenti modi possibili (Fig. 15 a) e b) ) i 1/6 di ottava per formare due
grafici in 1/3 di ottava: confrontando questi due, si potrà determinare la
presenza o meno delle componenti tonali. Fig. 15 a) - Spettro in terzi di
ottava (primo modo) Fig. 15 b) - Spettro in terzi di
ottava (secondo modo) In questo caso si vede
che la componente a 90 Hz potrebbe essere una componente tonale perché supera i
livelli minimi delle bande adiacenti per almeno 5 dB. Con un semplice
calcolo si può inoltre determinare la probabilità di avere sovrapposizione.
Infatti confrontando in Fig. 14 la larghezza della zona di incrocio che misura
54 Hz con la larghezza del filtro di ottava (di 174 Hz) scopriamo che
(considerando sia il fianco destro che quello sinistro) la probabilità di avere
una sovrapposizione è circa del 31% (quindi molta alta!). Prima di applicare il fattore di correzione
di 3 dB(A), deve essere fatto un ultimo controllo: "Si applica il fattore di correzione
soltanto se la componente tonale tocca una isofonica eguale o superiore a
quella più elevata raggiunta dalle altre componenti dello spettro." Fig. 16 - Verifica della
componente tonale con le isofoniche Ad una prima
osservazione del grafico sembrerebbe che la componente tonale a 80 Hz svetti
sulle altre, cioè sia quella che raggiunge l'altezza maggiore. Prendiamo però
in considerazione l'isofonica verde al centro del digramma di Fletcher e
Manson. Riferendoci a questa curva, si vede che altre due vette, più elevate di
quella a 80 Hz, la intersecano e la superano. Questo allora significa che la
componente tonale a 80 Hz non è da penalizzare con il fattore correttivo,
perché non "svetta" sul diagramma delle isofoniche stesso. ESERCIZI SULLA
MANIPOLAZIONE NUMERICA DEI LIVELLI SONORI
Somma di segnali
Somma coerente
Prendiamo il caso di un tubo in cui poniamo alle estremità due altoparlanti e al centro un microfono collegato ad un trasduttore di segnale. Mettendo in funzione il primo altoparlante otteniamo dal trasduttore una certa forma d'onda (intensità in funzione del tempo). Accendendo il solo secondo altoparlante otteniamo un'onda uguale alla prima. Nei due casi ottengo i seguenti livelli:
Se li metto in funzione contemporaneamente, facendo loro trasmettere lo stesso segnale perfettamente in fase, istante per istante le due pressioni sonore si sommano.
Se P1=P2
Per cui giungiamo al sorprendente risultato che Se sommo 2 livelli non uguali devo invece fare riferimento alla prima formula del livello totale. Somma incoerente
L'esempio che abbiamo visto non è però realistico, in quanto non posso ricevere due suoni assolutamente identici: solitamente i due suoni sono già diversi in partenza e comunque percorrono distanze diverse prima di giungere al microfono, per cui hanno fase tra di loro random: a volte si sommano raddoppiando effettivamente la pressione sonora, a volte s'annullano, a volte sono a fase intermedie. Per calcolare il livello sonoro totale occorre fare un'ipotesi diversa, vale a dire sfruttando il principio di conservazione dell'energia: la densità d'energia sonora sarà uguale alla somma aritmetica delle due prese singolarmente. Figura 17: Somma incoerente è normalmente proporzionale all'energia, perciò si può supporre e quindi:
Se P1=P2
Per cui ad esempio . In linea di massima, per somma di due livelli intendiamo sempre somma incoerente. Nel grafico qui sotto è indicato quanto dobbiamo sommare al livello del maggiore dei due segnali per ottenere il livello totale. Fig. 18 Infatti, grazie alle proprietà del logaritmo il valore da sommare dipende solo dalla differenza di livello tra i due segnali e non dal livello di partenza. Come si può notare, se viene sommato un livello inferiore di 10 dB rispetto al primo, questo rimane sostanzialmente invariato (+0,4) per cui solitamente si dice che . L'effetto pratico è che un fonografo non avverte nessuna differenza all'attivazione della sorgente più debole, quando invece il nostro orecchio se ne accorge: il suono è cioè trascurabile dal punto di vista del livello totale, ma è comunque udibile (sempre se non siamo in presenza del fenomeno di mascheramento). Se dall'espressione di L1 e L2 ricavo e : e Sostituendo nell'espressione di LTOT ottengo: Ad esempio, se L1=
78 dB e L2= 80 dB otteniamo un LTOT= 82.12 dB.
Esercizio
Di un segnale sonoro mi vengono forniti i livelli delle componenti alle varie frequenze (spettro). I dati sono riportati nella tabella sottostante:
Mi viene richiesto il livello totale in dB e quello ponderato in dB(A).
Proviamo ora a calcolare il livello totale in dB(A): come si vede dalla tabella, è sufficiente applicare i fattori correttivi indicati precedentemente per ottenere i livelli in dB(A)
Occorre osservare che la seconda cifra decimale non ha alcun significato fisico in quanto la sensibilità dell'orecchio umano e di molti strumenti non arriva neanche al decimo di decibel. |
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